Dal 1º gennaio 2025, il nuovo regime Iva per il Terzo settore rischia di causare grossi problemi a un mondo che si basa sul volontariato.
Forte appello del Forum del Terzo settore al Parlamento perché in vista della nuova Legge di Bilancio blocchi definitivamente l’obbligo di apertura della Partita Iva per le realtà associative.
La questione è il passaggio del regime Iva per le associazioni da esclusione a esenzione.
🔷️ Lo prevede la norma introdotta dal Decreto legge n. 146 del 2021 la cui entrata in vigore, ci sono state già 3 proroghe, è fissata ora al 1º gennaio 2025.
Pur non dovendo pagare l’imposta, infatti, gli Enti del Terzo settore non commerciali saranno costretti a dotarsi di Partita Iva e ad assolvere così una lunga serie di adempimenti burocratici e amministrativi, particolarmente gravosi e difficilmente sostenibili soprattutto per le realtà sociali più piccole, che rappresentano la gran parte del Terzo settore.
🔴 Prima di capire la differenza tra esclusione a esenzione Iva, quando un Ente del Terzo settore ora deve aprire la Partita Iva?
✅ Ora è necessaria la Partita Iva nel momento in cui:
➡️ si ha ricavi da una o più attività commerciali, per esempio
apertura di un punto ristoro per la somministrazione di alimenti e bevande o alla vendita di beni, attività svolte in modo continuativo e non occasionale;
➡️ Ovviamente tali attività devono sempre essere secondarie e finalizzate a raggiungere gli scopi dell’ente.
✅ Al di fuori di questi casi, attualmente un’associazione può fare a meno della Partita Iva.
➡️ Infatti basta solo Codice fiscale per gestire le entrate da quote associative, dai contributi e corrispettivi dei soci e da erogazioni liberali.
➡️ Basta solo il Codice fiscale per stipulare contratti, per aprire conti correnti, per aprire utenze…
🔴 Ma ecco che arriva il Decreto legge numero 146/2021 che ha modificato il regime Iva per gli Enti del Terzo settore da esclusione a esenzione.
✅ Il Decreto è andato a definire come esenti Iva alcune operazioni svolte dagli Enti del Terzo settore che prima erano identificate come escluse, cioè fuori campo Iva.
➡️ Sono ora esenti Iva le prestazioni di servizi e cessioni di beni effettuate dagli Enti del Terzo settore in conformità alle finalità istituzionali, nei confronti di soci, associati o partecipanti, che svolgono attività dietro pagamento di corrispettivi specifici o di contributi supplementari.
➡️ Queste attività il Decreto le identifica come commerciali e non più non commerciali.
🔴 Il passaggio dall’attuale regime di esclusione Iva al nuovo regime di esenzione non è marginale, aprire la Partita Iva complica di molto la vita.
✅ Ci saranno conseguenze molto importanti a livello di oneri, di contabilità e di adempimenti necessari per ogni Ente del Terzo settore, aprire una partita Iva significa fatturare, registrare e fare le varie dichiarazioni fiscali.
➡️ Ai volontari non si può chiedere di occuparsi della gestione degli aspetti fiscali, e quindi ci sarà la necessità di rivolgersi a consulenti o commercialisti.
🔴 Di proroga in proroga…
✅ Una prima proroga vedeva l’entrata in vigore delle nuove regole dal 1° gennaio 2024, poi il Decreto legge 10 maggio 2023 n. 51, fissava il nuovo termine al 1° luglio 2024.
➡️ Poi i Milleproroghe 2024 sposta l’entrata in vigore del nuovo regime Iva al 1° gennaio 2025.
✅ Ora l’appello delle associazioni del Terzo settore al Governo e alle Forze politiche in vista della nuova Legge di Bilancio arriva forte e chiaro.
➡️ No alla partita Iva per le realtà associative del Terzo settore.
🔷️ Dico per un amico…
🔴 Ma dove c’è scritto nella Riforma del Terzo settore che il rapporto tra associazione e socio deve essere ora ricondotto a quello tra cliente e fornitore?
✅ E poi aprire la Partita Iva per fare una bancarella fa davvero sorridere.
➡️ Sistemiamo sta cosa, il Governo e Parlamento intervengano definitivamente, non si vive molto di proroga in proroga.
(by Sergio Criveller – 30/10/24)